Impianti Elettrici civili -industriali

domenica 27 dicembre 2009

La Centrale FV piu grande d'Italia


MONTALTO DI CASTRO (VITERBO), 20 DIC - Approfittando di un microclima particolarmente favorevole, caratterizzato da poca pioggia e grande irraggiamento solare, Montalto di Castro, in Provincia di Viterbo, ha inaugurato in questi giorni la centrale fotovoltaica piu' grande d'Italia. L'impianto, da 24 mw, sara' ulteriormente ampliato entro la fine del 2010 fino a raggiungere gli 85mw, ma e' gia' in grado di coprire il fabbisogno di 13mila abitazioni, rendendo autonomo il Comune ed evitando l'emissione di 22mila tonnellate di biossido di carbonio l'anno.







sabato 26 dicembre 2009

IL 2010 Ricco " di novità"



ARRIVA STANGATA DA 596 EURO A FAMIGLIA

ARRIVA STANGATA DA 596 EURO A FAMIGLIA

(AGI) - Roma, 26 dic. - L'anno nuovo portera' un vero e proprio salasso per gli italiani: secondo un'indagine di Federconsumatori-Adusbef, si tradurra' in un esborso di 596 euro a famiglia. In particolare, spiegano le due associazioni dei consumatori, ogni famiglia paghera' 130 euro in piu' (+15%) per le Rc Auto; 65 euro in piu' per le tariffe aeroportuali (pari a 3 euro a biglietto); 55 euro in piu' per ogni ricorso al giudice di pace per multa; 28 euro in piu' per la bolletta della luce; 18 euro in piu' per l'acqua; 65 euro in piu' per prendere un treno; 35 euro in piu' per la Tarsu; 30 euro in piu' per i servizi bancari; 80 euro in piu' per le rate dei mutui e 90 euro in piu' per i carburanti. Il totale e', appunto, 596 euro di cui 120 "di nuovi balzelli". In particolare, spiegano i consumatori, "il comma 200 della finanziaria istituisce a decorrere dal 1 gennaio 2010, anticipazioni tariffarie di 3 euro a passeggero su ogni singolo biglietto aereo a favore dei gestori aeroportuali, che invece di tirare fuori mezzi propri per finanziarsi, lo fanno a spese dei viaggiatori configurando una vera e propria stangata tariffaria pari ad almeno 65 euro l?anno a carico dei viaggiatori".
"Il comma 215 sulle spese di giustizia, introduce il contributo unificato pari a 103,3 euro a carico dei lavoratori licenziati che fanno ricorso in Cassazione,con la beffa della compensazione delle spese legali" proseguono, aggiungendo che "il comma 6-bis della stessa legge finanziaria istituisce un ulteriore balzello, pari ad un contributo minimo di 38 euro a carico di quei cittadini che osano fare ricorso contro gli agguati degli autovelox, che i Comuni installano perché sono alla canna del gas e in tal modo recuperano risorse in bilancio. Per impugnare una multa di circa 45 euro davanti al Giudice di Pace, occorre spenderne circa 55 tra i costi di 3 raccomandate bolli e contributo unificato non previsti in precedenza". "A questa ministangata governativa,-dichiarano Elio Lannutti e Rosario Trefiletti- bisogna aggiungere 30 euro di gas, 130 di RCA, 18 euro per i servizi idrici; 35 euro di Tarsu; 30 di rincari dei servizi bancari; 80 euro per le rate dei mutui visto che le banche, prevaricando i contratti,stanno aumentando lo spread quasi raddoppiato, 65 euro per gli aumenti dei biglietti dei treni, 90 euro per i costi dei carburanti (su base annua)". (AGI) .

Tutto questo senza aggiungere nuove tasse : W l'Italia !







PROPOSTA COMUNE PER LE NUOVE TARIFFE IN CONTO ENERGIA A SOSTEGNO DEL SETTORE FOTOVOLTAICO


Premesse
Come previsto dall’art. 6, comma 3 del DM 19 febbraio 2007 a partire dal 2009 per gli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio negli anni successivi al 2010 devono essere ridefinite le tariffe incentivanti tenendo conto dell’andamento dei prezzi dei prodotti energetici e dei componenti per gli impianti fotovoltaici.

L’attuale impianto tariffario del Conto Energia sostiene in maniera bilanciata la realizzazione di ogni tipologia di impianti per taglia e grado di integrazione. È innegabile che in questa fase di crescita e consolidamento di una filiera italiana sia indispensabile quindi continuare a sostenere tutte le iniziative nel settore che rafforzino il mercato e consentano l’abbattimento dei costi come sta avvenendo oggi nel nostro Paese.

Le tre Associazioni di categoria intendono portare un contributo agli Organi Decisori relativamente alle disposizioni che saranno a breve emanate.

Le proposte che seguono sono basate su di un lungo ed impegnativo lavoro che ogni singola Associazione ha iniziato al proprio interno. ANIE-GIFI, APER, ASSOSOLARE hanno successivamente ritenuto opportuno condividere i risultati ottenuti e convergere verso la seguente proposta.

ANIE-GIFI fondata nel 1999, rappresenta il comparto delle società che operano nell’ambito del fotovoltaico come fornitori di tecnologia e realizzazione degli impianti. ANIE-GIFI annovera circa 100 aziende impiegando direttamente oltre 5.000 addetti ed un fatturato nell’anno 2008 di oltre 1,2 mld €.

APER, fondata nel 1987, è l’associazione che riunisce a rappresenta i produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili. APER conta più di 460 associati nel settore eolico, idroelettrico, bioenergie e fotovoltaico con oltre 640 impianti per un totale di più di 6.200 MW di potenza elettrica installata.

ASSOSOLARE, costituita nel 2006, rappresenta circa 70 aziende del settore fotovoltaico, con una forte rappresentanza di aziende produttrici di componenti di impianti fotovoltaici ed un fatturato nell’anno 2008 di circa 1,6 mld di euro, impiegando direttamente oltre 3.500 addetti. Assosolare aderisce a Confindustria Energia.


Proposte per “Nuovo conto energia”
Il successo del meccanismo incentivante introdotto dal DM del 19/02/07 fa suggerire una sostanziale validità dei principi alla base di tale disposizione legislativa. Pertanto ANIE-GIFI, APER e ASSOSOLARE auspicano che vengano confermati i capisaldi di tale strumento incentivante.

Di seguito vengono elencate le proposte che le tre Associazioni ritengono utili adottare al fine di garantire un corretto sviluppo del mercato fotovoltaico.

  • Durata del futuro meccanismo di incentivazione di 5 anni (2011-2015);
  • Obiettivo della potenza elettrica cumulativa di tutti gli impianti che possono ottenere le tariffe incentivanti per il periodo 2011-2015 non inferiore a 8.000 MW.
  • Introduzione di nuovi scaglioni di potenza (kW): 1-6, 6-20, 20-200, 200-1000, >1000;
  • Semplificazione delle tipologie installative. Vista l’oggettiva difficoltà di definire con chiarezza la categoria della parziale integrazione, si suggerisce la sua eliminazione. Di fatto si mantengono due tipologie: impianti su edificio, impianti a terra;
  • Nuove tariffe per il 2011 dopo il periodo transitorio (tra parentesi le percentuali di riduzione rispetto alle tariffe 2010):
Classe di potenza (kW)Terra c€/kWhEdificio c€/kWh
1-60,365 ( 5% )0,401 ( 5% )
6-200,339 ( 7% )0,375 ( 7% )
20 – 2000,313 ( 9% )0,330 (14%)
200 – 10000,304 (12%)0,323 (16%)
>10000,297 (14%)0,315 (18%)

  • Bonus:
    • Integrazione architettonica (incluse serre agricole, pensiline, tettoie, … ): 15% rispetto alla tariffa su edificio;
    • Aree compromesse: 10% rispetto alla tariffa riconosciuta per gli impianti a terra;
    • Coperture in eternit/amianto: 10% rispetto alla tariffa su edifici.
  • Prevedere per l’anno 2011 un periodo transitorio di 6 mesi (gennaio-giugno) con decremento costante bimestrale della tariffa fino al raggiungimento della riduzione stabilita per l’anno 2011;
  • Decremento annuale del 4% delle tariffe incentivanti a partire dal primo luglio 2012.
  • Data di adeguamento della tariffa incentivante al 30 giugno di ogni anno, anziché il 31 dicembre, per evitare il collo di bottiglia in un periodo dell’anno particolarmente sfavorevole in termini di festività, incertezza meteo e difficoltà di reperimento di materiali e personale per l’allacciamento alla rete.


Ulteriori proposte

  • Si auspica l’inserimento nella lista delle tipologie d’impianto ammesse ad incentivo anche i sistemi fotovoltaici a concentrazione così come caratterizzati dalla Norma CEI-EN 62108;
  • Si auspica inoltre l’eliminazione del limite di 200 kWp per l’applicabilità del Premio per impianti abbinati ad un uso efficiente dell’energia con conseguente applicabilità a tutte le taglie di impianto;
  • Eliminazione del limite minimo di almeno due anni per il potenziamento di un impianto esistente, consistente in un incremento della potenza nominale dell’impianto, mediante aggiunta di moduli fotovoltaici (articolo 2 comma j);
  • Estensione dei tempi previsti per la trasmissione al GSE della documentazione di allaccio dell’impianto;
  • Al 2014 contrattazione della tariffa per il quinquennio successivo a partire dal 2016 del Conto Energia in funzione del gap rispetto alla grid-parity.
  • Si auspica l’eliminazione per gli impianti alimentati da tutte le fonti rinnovabili del limite fissato al 30% di deducibilità degli oneri finanziari sugli investimenti;
  • Le tre Associazioni ribadiscono la loro contrarietà all’applicazione dell’Ici sugli impianti fotovoltaici, siano essi a terra o su coperture.

ENERGIA NUCLEARE ( NO GRAZIE )


Nucleare: Governo esamina Dlgs contenente criteri per la localizzazione degli Impianti
Dopo 22 anni l’Italia ritorna al nucleare di nuova generazione. E il Governo oggi ha messo un importante tassello all’iter per giungere, nel 2013, alla costruzione della prima centrale elettrica a combustibile nucleare, rivolgendo un’attenzione particolare alla sicurezza delle persone e alla protezione dell’ambiente.

mercoledì 16 dicembre 2009

FOTOVOLTAICO GALLEGGIANTE



Anche il fotovoltaico può diventare off shore: pannelli solari galleggianti. La proposta viene dall’Anbi, l’associazione che nasce per coordinare le bonifiche e si trova ora a gestire superfici importanti. In Romagna hanno messo a punto il progetto Loto, un sistema per l’integrazione ambientale dei pannelli fotovoltaici in specchi d’acqua interni (piccoli laghetti, stagni, laghi di montagna). La foto qui accanto si riferisce a un impianto galleggiante a moduli di circa 20 – 25 metri di diametro ciascuno, per una produzione di picco stimata di 20 chilowatt a modulo. L’idea di base è inserire il fotovoltaico in un ambiente artificiale, già antropizzato, senza sottrarre spazio all’attività agricola e disponendo di un sistema facile da montare.

sabato 3 ottobre 2009

Fotovoltaico: Affrettatevi gli incentivi non durano per sempre!!

Fotovoltaico: operatori chiedono taglio incentivi fino al 20% dopo 2010
di Luca Salvioli

Gli addetti ai lavori ne parlano da qualche mese. Il Conto energia, l'incentivo statale che ha favorito la forte crescita del fotovoltaico in Italia negli ultimi due anni, non durerà in eterno. A questa velocità il tetto di 1.200 MW installati verrà raggiunto entro la fine del 2010. E dopo? Sulla rimodulazione delle tariffe aleggia lo spettro spagnolo. Un esempio dal quale stare alla larga. Nel 2008 la Spagna ha incentivato il 42% del fotovoltaico mondiale grazie a una tariffa generosissima ed è diventato il secondo Paese al mondo come potenza installata, dopo la Germania e prima di Giappone, Stati Uniti e Italia. A fine anno, vista la situazione economica, Zapatero ha però dovuto dato un taglio drastico facendo scoppiare la bolla e lasciando a casa migliaia di impiegati nel settore. «Stiamo programmando di ridurre gli incentivi in maniera graduale - ha detto durante a margine del primo giorno dell'Energy summit organizzato dal Sole 24 Ore il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia - per evitare il trauma spagnolo». Le associazioni sono d'accordo, un po' per la crescente economicità degli impianti un po' per evitare fenomeni speculativi.
Confindustria Anie-Gifi (Gruppo imprese fotovoltaiche italiane) ha fatto una proposta per il Conto energia dopo il 2010 nel giorno conclusivo dell'Energy summit: un nuovo regime tariffario con una validità di cinque anni (2011-2015). Oltre a innalzare il limite di potenza incentivabile ad almeno 7.000 MW (dagli attuali 1.200 MW), prevede la possibilità di riformulare la suddivisione per 5 classi di potenza (oggi sono 3) e di adottare due tipologie di impianti: a terra e su edifici. Il taglio dell'incentivo, a seconda delle classi di potenza, sarebbe compreso tra il 5 e il 20%. Dal 2012 fino al 2015 le tariffe potrebbero poi subire una ulteriore riduzione annua pari al 5%. «Bisogna iniziare a pensare a una via d'uscita dagli incentivi - ha spiegato Gert Gremes, presidente del Gifi - ma un sostegno ci serve ancora, per evitare che la nostra industria, nata da appena due anni, si fermi». L'obiettivo è il raggiungimento della grid parity, ovvero il momento in cui l'energia prodotta con il Sole costerà come quella di origine fossile, che secondo Gremes sarà raggiunto «entro 5-7 anni».

Sul sito di Gifi si trovano ulteriori dettagli. Secondo uno studio realizzato dall'associazione con l'università di Padova il regime tariffario proposto garantirebbe l'installazione di 15mila MW di impianti fotovoltaici al 2020 e la creazione, lungo tutta la filiera, di almeno 90mila posti di lavoro. L'incentivazione, inoltre, assicurerebbe entrate nelle casse dello Stato per 521 milioni di euro come Iva sugli investimenti dell'industria da sommare ai 156 milioni di euro risparmiati per le emissioni nocive di CO2 evitate.

30 settembre 2009

fonte dell'argomento : il sole 24 ore

martedì 29 settembre 2009

LA TV DIGITALE TERRESTRE



LA TV DIGITALE TERRESTRE
La TV digitale terrestre - in sigla T-DVB (terrestrial Digital Video Broadcasting) - utilizza un innovativo sistema di diffusione del segnale televisivo in formato digitale, che permette di ricevere i programmi digitali attraverso la normale antenna televisiva.
La transizione dalla TV analogica a quella digitale coinvolgerà progressivamente gli oltre 20 milioni di abitazioni e 50 milioni di apparecchi televisivi del nostro Paese.

I vantaggi della TV digitale terrestre.
Per gli utenti i principali benefici derivanti dall'introduzione della televisione digitale terrestre sono:
• un maggior numero di programmi disponibili (almeno il quintuplo di quelli attuali);
• una migliore qualità immagine/audio: la trasmissione digitale rispetto a quella analogica è particolarmente robusta ai disturbi quali echi, interferenze, ecc.;
• possibilità di partecipazione attiva e immediata ai programmi televisivi (espressione di preferenze, selezione di prodotti, ecc.) con semplici azioni sul telecomando, invece che con l'effettuazione di telefonate o l'invio di SMS;
• la possibilità di usare il mezzo televisivo per l'utilizzo di servizi di informazione e di pubblica utilità ora accessibili solo con mezzi più complessi (ad esempio, PC domestico collegato a Internet);
• un minore inquinamento elettromagnetico: il segnale di trasmissione della televisione digitale terrestre richiede potenze di trasmissione inferiori rispetto a quella analogica.

Come vedere la TV digitale terrestre?





E' sufficiente collegare al proprio televisore tradizionale un'apparecchiatura di adattamento detta decoder, o set top box. Al decoder va collegata la presa d'antenna e il televisore mediante la presa SCART (la presa analoga a quella usata per collegare il videoregistratore e il decoder satellitare). Nella maggioranza dei casi non occorre cambiare la propria antenna di ricezione terrestre (l'antenna tradizionale). Infatti gli impianti di radioricezione per la televisione digitale terrestre sono identici a quelli usati per la ricezione analogica. Le attuali antenne (nelle bande III, IV e V) e la rete di distribuzione dalle antenne all'interno degli edifici con gli opportuni dispositivi intermedi (derivatori, partitori, amplificatori, miscelatori/demiscelatori, attenuatori, filtri, ecc.) sono adatte anche alla ricezione digitale. In qualche caso, tuttavia, potrebbe essere richiesto il montaggio di un'antenna supplementare, ad esempio quando non si dispone già di un'antenna nella banda su cui è irradiato il segnale digitale. Se sul vostro televisore notate che l’immagine si scompone o si blocca,
è necessario l’intervento dell’antennista che con un valido strumento verificherà la ricezione del segnale in antenna ,apportando possibili modifiche o sostituzioni parziali o integrali della vosra antenna.
La televione digitale terrestre è gratuita.
Come accade per la televisione analogica, oltre al canone TV non è necessario pagare alcun abbonamento. La TV digitale terrestre, in quanto sostitutiva dell'attuale TV analogica, sarà trasmessa per lo più "in chiaro" e quindi si potrà vedere gratuitamente. A partire dal gennaio 2005 sono stati attivati, anche, alcuni servizi a pagamento che permettono di vedere particolari eventi per mezzo di una carta prepagata da inserire nel decoder.
Ora, il primo passo da compiere è verificare se il nuovo segnale digitale è già disponibile nella propria area di residenza.

La Lombardia passerà definitivamente al digitale terrestre entro la fine del primo semestre 2010.

mercoledì 2 settembre 2009

Obama ha una nonna "solare"
"Sono molto contenta d'aver installato i pannelli solari e sono sicura che mio nipote lo saprà presto", ha detto la nonna più importante del mondo, rivelando che la su modesta abitazione di Kogelo, il villaggio rurale dove abita è oramai dotata di un sistema per la produzione di energia alternativa, non inquinante. E' stata Greenpeace ha illustrare i vantaggi dell'operazione a Mama Sarah, come viene affettuosamente chiamata nel villaggio la "first" nonna. Il gruppo ambientalista organizza dei corsi sulle fonti rinnovabili per i giovani africani.Dei pannelli solari sono stati installati anche sul tetto della scuola di Kogelo, che si chiama "Senatore Barack Obama".Sarah, 87 anni, terza sposa del nonno paterno del Presidente Obama, è oramai una celebrità nazionale in Kenya, da quando il nipote è andato a farle visita nel 2006 e da quando è stato eletto il villaggio di "Mama" è entrato a far parte dei giri turistici.Il governo keniano ha dichiarato Kogelo "sito d'interesse nazionale".

domenica 16 agosto 2009

IL PROTOCOLLO DI KYOTO

Il 16 febbraio 2005 è entrato in vigore il Protocollo di Kyoto con l'obiettivo di fronteggiare la minaccia dell'effetto serra e dei cambiamenti climatici. Sottoscritto da 141 nazioni è un tentativo di conciliare gli interessi dell'ambiente con quelli dell'economia.

Il Protocollo di Kyoto è un trattato adottato dalla comunità internazionale nel 1997, nel corso della Terza Sessione della Conferenza delle Parti (COP) sul clima, istituita nell'ambito della Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite (UNFCCC). L'obiettivo è quello di rallentare il riscaldamento globale. Prende il nome dalla località giapponese, Kyoto, dove si è tenuto questo storico incontro.

Nel Protocollo di Kyoto sono indicati per i paesi dell'Annesso I gli impegni di riduzione delle emissione dei gas responsabili dell'effetto serra (anidride carbonica soprattutto). Più precisamente le Parti (i paesi industrializzati che hanno aderito alla Convenzione Quadro) dovranno, individualmente o congiuntamente, assicurare che le emissioni derivanti dalle attività umane globali vengano ridotte di almeno il 5% entro il 2008-2012, rispetto ai livelli del 1990.

Il Protocollo di Kyoto prevede impegni di riduzione differenziati da paese a paese. All'interno dell'Unione Europea, che si è prefissa un obiettivo di riduzione della CO2 dell'8%, per l'Italia l'obiettivo si traduce in un impegno di riduzione del 6,5% delle emissioni. I paesi che hanno ratificato il Protocollo, al fine di raggiungere il loro obiettivo di riduzione, potranno avvalersi anche dei cosidetti "meccanismi flessibili": si tratta di misure quali l'Emission Trading (ET), il Clean Developement Mechanism (CDM) e la Joint Implementation (JM).

IL COSTO PER IL RITARDO SUGLI OBIETTIVI DI KYOTO



l costo del ritardo sugli obiettivi di Kyoto
L’Italia dal 1° gennaio 2008 ogni giorno accumula un debito di 3,6 milioni € (42 € al secondo) per il mancato raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Il contatore nel sito internet del Kyoto Club visualizza in tempo reale la crescita di questo debito.
L'Italia sta accumulando un debito di 3,6 milioni di euro al giorno per lo sforamento delle emissioni di CO2 rispetto all'obiettivo previsto dal Protocollo di Kyoto.

Per la precisione, sulla base delle prime stime delle emissioni climalteranti nel primo anno di conteggio, nel 2008 si è accumulato un debito di 1,3 miliardi di euro.
La crescita del debito (per ogni tonnellata di CO2 abbiamo stimato un prezzo di 20 €) si può visualizzare in tempo reale dal contatore presente nel sito del Kyoto Club (ad oggi un debito di 42 € al secondo).

Questo costo deriva dal divario di oltre 64 milioni di tonnellate di CO2 tra i valori del 2008 e il target di Kyoto. Va ricordato che nel periodo di adempimento 2008-2012, la quantità di emissioni assegnate all'Italia è pari a 483 Mt CO2 eq (-6,5% rispetto al 1990).

Per il quarto anno consecutivo le emissioni climalteranti italiane si sono ridotte, dopo essere arrivate nel 2004 ad un livello dell’11% superiore ai livelli del 1990. Nel 2008, in base alle nostre prime stime, esse sono state del 6% più alte rispetto al 1990. Il recupero degli ultimi anni deriva dall’aumentato prezzo dell’energia, da inverni poco rigidi, dall’arrivo della recessione e per finire dai primi risultati delle politiche di efficienza energetica e di incentivazione delle rinnovabili. E tutto fa pensare che anche il 2009, a seguito della crisi, vedrà un’ulteriore riduzione delle emissioni.

Malgrado il modesto calo delle emissioni degli ultimi anni, quella di Kyoto rimane un'emergenza pesante in termini economici, di immagine e di mancate opportunità. Paghiamo dieci anni di sottovalutazione del problema climatico e di una notevole superficialità rispetto all'entrata in vigore del Protocollo.
Poiché ogni ulteriore ritardo comporterà costi crescenti sarà fondamentale che le istituzioni mettano al centro delle politiche del paese la questione climatica, con conseguenti scelte oculate su efficienza energetica, utilizzo delle fonti rinnovabili e trasporti.

venerdì 14 agosto 2009

PULMAN ECOLOGICI



In Norvegia gli autobus vanno con le acque reflue
pubblicato: venerdì 14 agosto 2009 da Marina in: Europa Risparmio energetico Acqua
In Norvegia, precisamente a Oslo, hanno deciso di impegnarsi molto seriamente non solo per abbattere le emissioni di C02, per migliorare i trasporti pubblici e per sganciarsi dalla dipendenza del petrolio, ma anche per assicurare uno sviluppo sostenibile in armonia con l’ambiente.

Insomma, la soluzione è stata trovata nelle acque reflue della città che andranno adalimentare gli autobus cittadini, 350 per l’esattezza, che dalla fine del 2010 useranno biometano ricavato da due impianti per il trattamento delle acque nere. Il metano sarà prodotto dal prossimo settembre. Ha detto Ole Jakob Johansen, manager del progetto:

Oslo mira ad essere una delle capitali più sostenibili al mondo sul piano ambientale. Usare biometano ha senso. Non soltanto infatti quello prodotto dalla rete fognaria andrebbe perso, ma la riduzione di emissioni calcolata per ogni bus sarà un passo nella lunga strada per le emissioni zero.

NUVOLE ARTIFICIALI PER SALVARE LA TERRA

Nuvole artificiali, scudo bianco che salverà la Terra
Studio danese: spariamole con i cannoni. Sistema ideato per riflettere i raggi solari e sconfiggere il "global warming"
Una flotta da combattimento climatico per dichiarare guerra al global warming. Millenovecento navi schierate sugli oceani per sparare raffiche di pulviscolo a 5 chilometri di altezza, in modo da seminare nuclei di condensazione capaci di far nascere nuvole. In questo modo, utilizzando l'umidità dei mari per favorire il processo, si può creare uno schermo contro le radiazioni solari, uno scudo per respingere al di là dell'atmosfera una parte del calore in entrata. L'idea, rilanciata ieri dal Times e dal Financial Times, porta la firma del Copenaghen Consensus Center, un think tank diretto da Bjorn Lomborg, il docente di statistica diventato famoso dopo aver scritto "L'ambientalista scettico". Secondo lo studio del Copenaghen Consensus Center, creare artificialmente le nuvole è meno costoso, in termini di riscaldamento evitato, delle politiche di riduzione delle emissioni che minano la stabilità del clima. Invece di riportare gli ecosistemi in equilibrio riducendo il peso dei fattori che li hanno sconvolti, e cioè tagliando i gas serra, il gruppo di Lomborg propone una cura basata sull'aumento dell'artificializzazione. La geoingegneria, figlia degli studi condotti durante la guerra fredda per modificare il tempo in territorio nemico, mira a prendere con la forza il controllo del clima non solo creando nuvole ma usando un intero arsenale di strumenti d'attacco. Ad esempio imbiancando le nubi esistenti, cioè spruzzando piccole gocce di acqua di mare nella parte bassa dell'atmosfera per modificare l'albedo delle nuvole, cioè la loro capacità di riflettere la luce solare. Oppure "fertilizzando" gli oceani con polvere di ferro, con iniezioni di azoto o con il rimescolamento delle acque profonde per far proliferare le alghe e catturare, grazie alla loro crescita, anidride carbonica. O ancora sparando grandi quantità di zolfo nell'atmosfera per simulare l'effetto di un'eruzione vulcanica che crea una nube di particelle in grado di schermare la radiazione solare.
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Ipotesi dal sapore di fantascienza che però si sono già trasformate in possibile business per le centinaia di aziende che hanno fiutato l'affare inventando una nuova specializzazione: l'ingegneria su scala planetaria. Una prospettiva che lascia perplessi i più autorevoli climatologi. Secondo Susan Salomon, dell'americana Noaa #National Oceanic and Atmospheric Administration#, "le proposte di geoingegneria comportano rischi consistenti". La maggior parte degli scienziati è convinta che i pericoli siano di gran lunga maggiori dei potenziali vantaggi: la fertilizzazione degli oceani, gli aerosol stratosferici, gli specchi orbitanti per riflettere la luce del sole sono tecniche non sperimentate che alterano in modo imprevedibile il funzionamento di sistemi complessi. Nel caso delle nuvole artificiali si può modificare la piovosità di aree critiche come l'Amazzonia, un ecosistema fondamentale per la sicurezza climatica. Nel caso della simulazione di un'eruzione vulcanica aumentano le piogge acide e si danneggia l'agricoltura. Le nuvole stesse costituiscono un elemento di incertezza perché la loro presenza può avere due conseguenze opposte: a una certa altezza respingono le radiazioni solari in arrivo raffreddando l'atmosfera, a una quota inferiore moltiplicano l'effetto serra. Sarebbero abbastanza alte quelle che si potrebbero creare con i "cannoni" che sparano le particelle addensanti? Vale la pena dirottare a questo scopo risorse destinate alla creazione di un sistema energetico più efficiente? Sul Bullettin of the atomic scientist Alan Robock, direttore del Centro per le previsioni ambientali della Rutgers University, ha pubblicato un'analisi titolata "Venti ragioni per cui la geoingegneria può essere una cattiva idea" elencando una serie di controindicazioni. La progressiva acidificazione degli oceani che non si può arrestare senza un drastico taglio delle emissioni di anidride carbonica, cioè senza abbattere l'uso dei combustibili fossili e la deforestazione. La distruzione da parte degli aerosol dello strato di ozono, un disastro che renderebbe inutili gli accordi di salvaguardia firmati a Montreal. L'impossibilità di tornare indietro una volta rotto l'equilibrio della natura.

ALLARME CLIMA IL NUOVO NEMICO

Allarme clima Per il Pentagono è il nuovo nemico
Uragani e carestie al centro dei war games dei generali Usa. Le nuove guerre saranno scatenate da fattori "ambientali"
Non solo russi, cinesi, iraniani, arabi e coreani. Nella lista dei nemici potenziali dell’America accanto a loro oggi sono apparsi tifoni, carestie, alluvioni, cicloni, tsunami. Il deserto che avanza e il ghiaccio polare che si scioglie vengono catalogati come minacce accanto a Bin Laden e Kim Jong-il. Attacchi missilistici delle potenze nucleari, codici militari violati, Stati-canaglia che rubano l’atomica, terroristi islamici che complottano per colpire le città dell’Occidente: gli incubi che per anni hanno affollato le menti degli strateghi del Pentagono non sono più questi. O almeno non solo. Forse perfino peggiori di quelli della guerra fredda, perché con la natura non si può trattare e non si può mandare una squadra di superaddestrati marines a eliminare l’effetto serra.E’ una nuova guerra mondiale.
Da quest’anno il Pentagono e il Dipartimento di Stato Usa catalogano il clima come una delle minacce alla sicurezza nazionale americana. Esperti di intelligence e analisti studiano i calendari dei monsoni e le siccità in Africa. Di recente sono state svolte simulazioni di «war games» su disastri indotti dai cambiamenti climatici, utilizzando sofisticati programmi di simulazione del clima usati dalla Marina e dall’Aviazione, insieme alle ricerche della Nasa e dell’Amministrazione nazionale per l’Oceano e l’Atmosfera. Un’esercitazione «virtuale» alla National Defense University ha affrontato il «modello» di un’alluvione devastante nel Bangladesh: centinaia di migliaia di profughi spinti dall’acqua in India, già sovrappopolata, facendo scoppiare incendiari conflitti per il territorio, scontri tra genti di religioni differenti e diffondendo malattie contagiose importate dalla zona del disastro, con conseguente crollo delle già fragili infrastrutture dell’area. Uno scenario alquanto probabile che, nella simulazione, «diventa subito estremamente complicato», dice al New York Times Amanda J. Dory, che lavora con il gruppo del Pentagono incaricato di inserire nell’agenda della sicurezza nazionale le minacce derivanti dal cambiamento climatico.Che sono tante e inesorabili. Cicloni e siccità possono scatenare pandemie e carestie che spingono a migrazioni di massa, milioni di persone in fuga, a combattere per risorse elementari come il cibo e l’acqua, che all’improvviso diventano drammaticamente insufficienti per tutti. Situazioni nelle quali sguazzerebbero movimenti terroristici ed estremisti di varia natura, tragedie che alimenterebbero nazionalismi violenti e guerre religiose, facendo vacillare governi di mezzo mondo. Secondo i «war games» svolti dal Pentagono e le ricerche delle agenzie di intelligence americane, già oggi si possono delineare le aree maggiormente a rischio nei prossimi 20-30 anni per questi sconvolgimenti «clima-dipendenti»: l’Africa sub-sahariana, una delle zone più popolate e povere del mondo, il Medio Oriente, dove gli antichi conflitti politico-religiosi potrebbero ricevere nuova linfa dalla mancanza dell’acqua e dall’esplosione demografica, e il Sud-Est asiatico, dove centinaia di milioni di persone vivono sotto la spada di Damocle di violenti terremoti, tsunami e uragani. Pericoli ormai considerati inesorabili: anche se i diversi negoziati sul cambiamento climatico porteranno alla drastica riduzione delle emissioni di gas serra, il meccanismo già avviato di riscaldamento globale rischia comunque di produrre delle conseguenze nei prossimi decenni. E così dai tentativi di prevenzione si passa ai più pragmatici piani per affrontare emergenze inevitabili. Sia da un punto di vista umanitario - l’esercito e l’aviazione americana studiano piani per ponti aerei e interventi urgenti in caso di disastri naturali e migrazioni di massa - che da un punto di vista strategico. Milioni di persone senza casa, senza mezzi di sostentamento e senza cibo, in fuga da uno tsunami o da un’epidemia possono diventare un pericolo sociale e politico, e quindi anche militare. E il moltiplicarsi delle emergenze umanitarie in giro per il mondo, avverte il National Intelligence Council, rischia di impegnare risorse militari destinate alle attività belliche vere e proprie.L’innalzamento del livello dei mari cambia già oggi lo scenario di eventuale guerra, mettendo a rischio diverse postazioni americane. Alcune basi dell’aviazione in Florida sono state distrutte o danneggiate dagli ultimi uragani, e il livello dell’oceano in aumento costringe a riprogettare le basi navali a Norfolk e San Diego. Ancora più a rischio è la base a Diego Garcia, l’atollo nell’oceano Indiano snodo cruciale per le forze americane e britanniche in Medio Oriente. L’isolotto è praticamente a livello del mare, e potrebbe venire sommerso se le previsioni sull’innalzamento degli oceani si avverassero. Lo scioglimento dei ghiacci apre invece un «buco» nelle difese polari: nella calotta artica si apre un canale navigabile che richiedere la revisione di tutti i piani strategici di diversi Paesi.Un esempio di guerra «clima-dipendente» esiste già, dice al New York Times John Kerry, ex candidato democratico alla presidenza e oggi, da presidente del Comitato per le relazioni internazionali del Senato, capofila di questa nuova battaglia ecologico-strategica. E’ il Sudan meridionale, dove la siccità e la crescita dei deserti ha ucciso o costretto alla fuga decine di migliaia di persone, producendo un conflitto per ora senza soluzione: «E’ un’esperienza destinata a ripetersi, e su scala sempre più vasta», dice il senatore, che per conto di Barack Obama si appresta a convincere il Senato ad approvare il pacchetto di leggi sul clima e l’energia già votato a giugno dalla Camera. Userà, tra gli altri, il nuovo argomento della minaccia strategica derivante dal mercurio in inarrestabile aumento. L’altra alleata di Obama è Hillary Clinton, che da senatrice aveva autorizzato, nel 2008, modifiche al budget del Pentagono per includere i cambiamenti climatici nei piani strategici. Ci sarà per la prima volta una sezione dedicata al clima nel suo rapporto sulla Difesa che uscirà a febbraio, e il Dipartimento di Stato - oggi guidato proprio da Hillary - farà altrettanto nel suo rapporto su diplomazia e sviluppo. Diverse agenzie di intelligence stanno studiando i vari risvolti del cambiamento climatico, anche a livello delle singole nazioni, per capire se i vari governi riusciranno a reggere la pressione di calamità naturali che producono terremoti sociali, economici e umani. «Dovremo pagare per il cambiamento climatico, in un modo o in un altro», dice il generale Anthony C. Zinni. «O pagheremo per ridurre le emissioni di gas serra, con ripercussioni economiche. O pagheremo il prezzo più tardi, in termini di impiego militare, e di vite umane».

L'AUTO IBRIDA PIU ECOLOGICA


Chevrolet Volt, ecco l'auto più «risparmiosa» del mondo
L'ibrida rivoluzionaria: metà elettrica, metà benzina. Con un litro di verde percorrerà quasi 100 km: «Sarà l’auto della riscossa Gm». Ma costerà 40 mila euro
L’auto che tutti sognano è quasi pronta. Si chiama Chevrolet Volt è si annuncia come l’auto più risparmiosa del mercato: con un litro di verde percorrerà oltre 90 km, «precisamente 98», afferma il nuovo numero 1 di General Motors, Fritz Henderson. «Sarà l’auto della riscossa Gm, quella che ci consentirà di risalire la china e di trasformare i bilanci da negativi in profittevoli», dichiara Henderson, che si aspetta un cash flow positivo nel 2010 e profitti l’anno seguente.
40.000 DOLLARI - Henderson, comunque, è consapevole che la Volt all’inizio non genererà profitti. Sono stati molto elevati, infatti, i costi di sviluppo della vettura. Anche il prezzo non sarà alla portata di tutti: 40.000 dollari. Ma Gm con la Volt, che andrà in vendita nel 2010 negli Stati Uniti e nel 2011 in altri paesi, punta a creare una nuova immagine, di società che rispetta l’ambiente, e di guadagnare così nuove quote di mercato.
TRAZIONE ANTERIORE - La Volt è una berlina a coda tronca con quattro porte, portellone e cinque posti. È lunga 440 cm, larga 170 con un passo di 260 e offre una capacità di carico nel baule di 315 litri. Si caratterizza per essere un'auto a trazione anteriore che viene sempre spinta da un motore elettrico. Una volta esaurita la carica delle batterie (circa 65 km di autonomia), si aziona un motore a scoppio in grado di funzionare sia a benzina sia con miscela E85 (verde+etanolo), che genera l'elettricità necessaria per aumentare l'autonomia totale.
ELIMINA L’ANSIA DA AUTONOMIA - Questa modalità di funzionamento prolunga l'autonomia della Volt di diverse centinaia di chilometri, consentendo di ricaricare con comodo la batteria del veicolo. A differenza di un tradizionale veicolo elettrico a batteria, la Volt elimina l'ansia da autonomia, creando fiducia e tranquillità nel conducente, che non rimarrà mai a piedi perché la batteria è scarica. Con il pieno di elettricità e quello di benzina l’autonomia sale a 480 km circa.
AERODINAMICA ANTICONSUMI - L'originale forma aerodinamica della vettura contribuisce a migliorare i consumi di carburante ed il comportamento su strada. Il profilo anteriore tondeggiante e privo di sporgenze della Volt, la griglia e gli angoli smussati hanno una valenza funzionale, migliorando la penetrazione nell'aria della vettura. Nella parte posteriore, gli spigoli decisi e uno spoiler dalla forma rigorosamente studiata garantiscono un deflusso rapido dell'aria. La notevole inclinazione del parabrezza e del lunotto posteriore favoriscono la riduzione delle turbolenze e della resistenza aerodinamica.
IL PIENO IN TRE ORE - Secondo Henderson, gli utenti che percorrono 100 km al giorno potrebbero risparmiare anche 2.200 litri di benzina all'anno, rispetto a coloro che utilizzano una vettura di dimensioni analoghe che consuma mediamente 7,8 litri ogni 100 km. Volt è un modello della categoria plug-in, poiché può “fare il pieno” collegandosi per circa 3 ore a una presa elettrica domestica standard a 220 V. GM prevede che la ricarica notturna completa per percorrere i 65 km costerà meno di un Euro ed ogni anno si consumerà un quantitativo di energia elettrica inferiore a quella necessaria per un frigorifero o un congelatore.
TUTTI I COMFORT - Gli interni di Volt offrono spazio, comfort, praticità e caratteristiche di sicurezza che il cliente si aspetta da una berlina a quattro posti, disponibile in una vasta gamma di opzioni per quanto riguarda il colore, l'illuminazione e i rivestimenti, per un livello di personalizzazione mai raggiunto da una berlina Chevrolet. La strumentazione moderna e la bellezza dei materiali, due display informativi e il centro di intrattenimento dotato di un sistema di controllo a sfioramento con selettore integrato sono caratteristiche esclusive degli interni di Volt che non si trovano in altre vetture sul mercato.
FACILE DA GUIDARE E SILENZIOSA - Su strada, Chevrolet Volt garantisce prestazioni brillanti e una silenziosità eccezionale. La batteria agli ioni di litio fornisce potenza in abbondanza e il motore elettrico eroga l'equivalente di 150 cv (110 kW), con una coppia istantanea di 370 Nm per una velocità massima di oltre 160 km/h. L'assenza di emissioni acustiche del motore, abbinata ad una speciale cura dei materiali, rendono la guida di Chevrolet Volt estremamente silenziosa.

sabato 8 agosto 2009

pannelli fotovoltaici come barriera antirumore



pannelli fotovoltaici come barriera antirumore lungo l'autostrada
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Sempre a proposito dell'utilizzo intelligente per impianti fotovoltaici di spazi e strutture altrimenti improduttivi...

Lungo l'Autostrada del Brennero è stata realizzata una barriera antirumore, a protezione dell'abitato di Marano (comune di Isera). Avrebbe potuto essere una barriera come tante altre, semplici lastre di vetro o tavolati di legno... invece hanno deciso, intelligentemente, di utilizzare pannelli fotovoltaici.
Ecco così realizzato un impianto lungo 1041 metri, con un'altezza media di m 5,60, per una superficie di 4907 m2. L'impianto è costituito da 3846 moduli da 185 Wp, per un totale di 712 KWp ed una produttività annua pari a 680 MWh.

Ed anche questo, senza rubare neppure un centimetro quadrato di terreno...

Fonte: Autostrada del Brennero spa

venerdì 7 agosto 2009

ZAIA: DAL FOTOVOLTAICO AGRICOLO NUOVO IMPULSO



E’ stato compiuto un altro importante passo verso lo sviluppo multifunzionale delle nostre imprese agricole e in particolare per la diversificazione verso la produzione di energia rinnovabile”.
Con queste parole il Ministro Zaia ha commentato la circolare n. 32/E del 6 luglio 2009 dell’Agenzia delle Entrate, con cui sono stati definiti i criteri per considerare la produzione di energia fotovoltaica come attività connessa all’azienda agricola.


La circolare, che recepisce le indicazioni fornite dal Mipaaf a seguito dei tavoli di confronto con le organizzazioni agricole dei mesi scorsi, precisa le modalità in base alle quali considerare non prevalente l’attività di produzione di energia da impianti fotovoltaici rispetto alla attività agricola. Per le aziende che rispettano questi criteri il reddito derivante dalla produzione di energia viene considerato reddito agrario ai fini dell’imposizione fiscale.


“Questo provvedimento - ha aggiunto il Ministro Zaia - completa la normativa in materia e rende possibile per gli imprenditori agricoli investire in questo settore, al fine di integrare e diversificare le attività aziendali nell’ottica di un’agricoltura sostenibile, sia dal punto di vista energetico che ambientale”.

martedì 4 agosto 2009

SEMPLIFICATO L'ITER BUROCRATICO PER IL FOTOVOLTAICO


Semplificato l’iter autorizzativo per la realizzazione di impianti fotovoltaici
Una delle obiezioni più frequenti alla realizzazione di un impianto fotovoltaico indica come massimo ostacolo la burocrazia eccessiva da affrontare per la gestione di tutte le pratiche necessarie: iter autorizzativo dell’impianto; allaccio alla rete elettrica e comunicazione al GSE al fine di accedere alle Tariffe Incentivanti (giusto per ricordare le principali).
Si tratta di una obiezione che, spesso, purtroppo, trova riscontro nella realtà. Ma è anche vero, però, che è in atto uno sforzo legislativo con l’obiettivo di semplificare e di velocizzare la procedura autorizzativa.

Come riportato nella Prima Edizione dell’Ebook Investire nel Fotovoltaico, la legislazione vigente prevedeva, per impianti fotovoltaici fino a 20 kW di potenza, l’obbligo di presentazione della Denuncia di Inizio Attività (DIA). Trascorsi 30 giorni ed in assenza di comunicazioni in merito da parte del competente Ufficio Tecnico, in base al principio del silenzio – assenso, era possibile avviare i lavori di realizzazione dell’impianto fotovoltaico.

Tutto ciò era vero, se nella zona scelta per la realizzazione dell’impianto non insistevano vincoli di alcun genere, tali da rendere necessario il passaggio alla Soprintendenza competente.
Adesso, come indicato nella Seconda Edizione dell’Ebook, le cose sono leggermente cambiate.
Il Decreto Legislativo n. 115 del 30 maggio 2008 Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 154 del 3 luglio stabilisce, infatti, che l’installazione di impianti fotovoltaici aderenti o integrati nei tetti degli edifici con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda e i cui componenti non modificano la sagoma degli edifici stessi, è considerata intervento di manutenzione ordinaria e, come tale, non soggetta alla disciplina della denuncia di inizio attività.
Il requisito da rispettare è che la superficie dell’impianto non risulti superiore a quella del tetto sul quale l’impianto dovrà essere installato.

Soddisfatte tali condizioni, sarà sufficiente presentare una semplice comunicazione preventiva al Comune competente, piuttosto che la DIA.
Naturalmente, questo è vero quando nel sito di realizzazione dell’impianto non insistono vincoli architettonici, paesaggistici o ambientali.
Ma, quindi, in pratica, cosa cambia?

Passiamo ad un esempio concreto: il tetto inclinato di una villa o di una palazzina, sul quale vanno installati i moduli fotovoltaici, in sostituzione delle tegole (impianto totalmente integrato architettonicamente) o in aggiunta alle tegole (impianto parzialmente integrato architettonicamente).
In entrambi i casi, come è facile immaginare, i moduli saranno disposti sulla falda del tetto in maniera complanare a questa, cioè seguendo la stessa inclinazione del tetto.
Ed in entrambi i casi, non occorre più presentare la DIA, ma una semplice comunicazione preventiva.

Il vantaggio è duplice:
- si produce minore documentazione. La DIA, a differenza della comunicazione preventiva, comprende almeno un progetto grafico, una relazione tecnica e la certificazione da parte del progettista dell’assunzione di responsabilità che gli interventi descritti sono conformi alle disposizioni legislative vigenti.
- si risparmia tempo. Nel caso della DIA occorre aspettare 30 giorni una eventuale risposta da parte del Comune. Nel caso della comunicazione preventiva, si può procedere all’installazione dei moduli anche il giorno dopo.

martedì 28 luglio 2009

IL FOTOVOLTAICO ? MEGLIO DEI BTP

Il fotovoltaico? Meglio dei BTP!
Considerato che ormai i BTP non se li fila più nessuno, l'affermazione potrebbe anche far sorridere.
Considerando però che la fonte di cotanta saggezza è Il Sole 24 ore, la cosa fa riflettere...

Io è da un paio d'anni che vado predicando la convenienza, anche economica, del fotovoltaico... e questi, da bravi massimi esperti di economia, lo scoprono oggi.
Complimenti, comincio a capire com'è che siamo arrivati a questa crisi...

IMPIANTO FV DA RECORD A MILANO



Altro impianto fotovoltaico da record
Giusto di ieri è la notizia dell'impianto fotovoltaico da record che verrà installato sui tetti della Fiera di Milano.
Oggi ci arriva notizia di un altro impianto da record: sui tetti dell'Interporto di Padova verrà installato un impiantino da 15 MWp, costituito da 67.500 moduli fotovoltaici su una superficie di 250.000 m2.
L'impianto verrà realizzato dalla sussidiaria italiana della Solon spa (sussidiaria italiana della Solon di Berlino), ed un aspetto interessante è che i moduli saranno praticamente " a km zero", visto che verranno prodotti a Carmignano di Brenta.

domenica 26 luglio 2009

CLIMA : UN PROBLEMA MOLTO SERIO



CLIMA: UE, SOLO PER 1% ITALIANI NON E' PROBLEMA SERIO
Per il primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt, neopresidente dell'Ue, la sfida ai cambiamenti climatici e' ''una questione di vita o di morte''. Ma anche i cittadini italiani ed europei - soprattutto i giovani - pongono i cambiamenti climatici ai primi posti delle loro preoccupazioni insieme alla poverta', la mancanza di cibo e di acqua potabile, oltre ad una grave crisi economica. Del resto, il quadro che emerge dal sondaggio Eurobarometro richiesto dalla Commissione europea e che ha coinvolto oltre 30.000 persone nei 27 stati membri, parla chiaro. Solo l'1% degli italiani (come del resto il 2% degli europei) considera che il cambiamento climatico ''non e' assolutamente un problema serio'': il 65% invece - in linea con la media europea - e' convinto della gravita' della situazione, mentre un 23% (27% Ue) considera si stia esagerando sulla pericolosita'. Il sondaggio rivela che sono soprattutto i giovani ad essere angosciati dal problema del clima: il 70% di loro, tra i 15 e i 24 anni, lo considera ''un problema molto grave'', e il 65% ''non crede sia un processo inarrestabile e che non si possa fare nulla per frenarlo''. Ancora molti ragazzi - ne e' convinta l'Europa - possono essere mobilitati nella lotta ai cambiamenti climatici, in quanto solo il 51% degli intervistati (52% degli studenti) dicono di aver agito in favore del clima. In generale gli europei sono pronti a nuovi interventi. Ad esempio il 75% si pronuncia in favore di carburanti alternativi, come i biocarburanti da utilizzare per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. Ma e' soprattutto sui giovani, su coloro che vogliono impegnarsi per una svolta, che ha deciso di puntare la Commissione europea lanciando oggi, insieme alla rete musicale Mtv, una campagna di lotta ai cambiamenti climatici. La campagna, dallo slogan immediato ''Play to stop - Europa for Climate'' (ossia gioca a bloccarli - Europa per il clima), si concludera' con un grande concerto il 7 dicembre a Copenaghen, quando si terra' anche la grande conferenza internazionale sul clima. Sara' quella ''probabilmente l'ultima occasione - ha detto oggi il commissario europeo all'ambiente Stavros Dimas - per affrontare i cambiamenti prima che siano incontrollabili''. Il primo momento forte della campagna per i giovani sara' il concerto che l'artista americano Moby terra' il 20 agosto a Stoccolma, seguito da un secondo concerto con artisti internazionali il 19 settembre a Budapest. Ogni Stato membro poi avra' un ambasciatore speciale, per l' Italia la giornalista Paola Maugeri. Insomma si punta sulla musica - come ha detto oggi Antonio Campo Dall'Orto di Mtv - per combattere quotidianamente questa battaglia''.

sabato 25 luglio 2009



Leggi, Risparmi, consumatori, televisioni La Rai lascia Sky? Allora il canone cala del 40%Il mondo della televisione è in pieno fermento e dopo l’avvio, alquanto balbettante, del digitale terrestre, ora la nuova notizia è quella della nascita di una nuova piattaforma satellitare concorrente di Sky. Il nuovo soggetto si chiamerà Tivusat e riunisce insieme Rai, Mediaste e La7.

Fin qui nulla di strano, se non che per ottenere questo risultato, la Rai ha deciso di “scendere” dal satellite di Sky. In sostanza a breve, non sarà più possibile vedere i canali Rai sulla piattaforma di Murdoch. Dapprima si tratterà dei canali RaiSat (tipo Premium ed Extra) ma più in là dovrebbero sparire anche RaiUno, RaiDue e RaiTre che, come sanno tutti gli abbonati Sky, stanno sui canali 101, 102 e 103. Se ciò avvenisse l’associazione dei consumatori Adoc ha già chiesto che chiederà la riduzione del canone Rai. Secondo indiscrezioni di stampa infatti, pare che la Rai abbia rifiutato un’offerta di Sky pari a 450 milioni di euro.
Questa era la cifra messa sul piatto dalla piattaforma di Murdich per continuare a trasmettere tutto il pacchetto di canali Rai. Proprio questa cifra, secondo l’Adoc, rappresenta proprio il 40% del fatturato del canone Rai, dunque questa stessa percentuale dovrà essere scalata dal valore del canone. Insomma il clima nel mondo delle trasmissioni televisive si fa sempre più infuocato e io certamente continuerò a seguirne gli sviluppi.

EOLICO NON INVASIVO


Un cono di pochi metri invece dei piloni: ecco l'eolico senza pale
Presentato a firenze, sperimentazione quasi terminata
Una alternativa ai contestati aerogeneratori: test in Italia. «Sarà anche più efficiente»
È un prototipo, ancora per pochissimo però, perché la fase sperimentale è quasi conclusa. Secondo gli esperti, «Tornado», primo esempio di «eolico senza pale», entro pochi mesi potrà essere installato, funzionare perfettamente anche in zone dove il vento è debole (anche 2 metri al secondo) e diventare un'alternativa ai contestati aerogeneratori, le grandi pale cattura energia dal vento che stanno provocando reazioni contrapposte tra ambientalisti, paesaggisti e imprenditori. Un comune toscano, Volterra, ha addirittura proibito la loro installazione per non deturpare il paesaggio del borgo.


TRE METRI DI ALTEZZA - «Tornado Like», progettato da un gruppo di ingegneri russi e ingegnerizzato dalla «Western co», società di San Benedetto del Tronto specializzata nelle tecnologie rinnovabili, è stato presentato a Firenze durante «Lavori verdi», summit sull'energia alternativa voluto dal leader dei Verdi toscani Fabio Roggiolani e al quale hanno partecipato esperti da tutta Europa. La macchina, che ricorda un cono, ha il vantaggio di non avere le pale e dunque di poter essere mimetizzata molto meglio nell’ambiente. Un aerogeneratore raggiunge in media i venti, trenta metri, «Tornado» non supera i due tre metri e in futuro sarà ancor più miniaturizzato. «Funziona ovunque anche dove non c'è troppo vento – spiega Roggiolani – perché è in grado di accelerare l’aria e di creare un effetto tornado ottimo per muovere le turbine e produrre energia». La resa energetica è superiore a quella di un normale aerogeneratore e il costo inferiore al 30%. Come funziona? «L'aria penetra dalla base del cono – risponde Giovanni Cimini, presidente della Western co – e dentro la macchina il flusso viene trasformato in un vortice fino a quando, potentissimo, raggiunge la sommità del dispositivo dove si trovano le turbine per generare l'energia elettrica».
PRIME MACCHINE DAL 2010 - I test saranno effettuati da un consorzio di aziende hi-tech toscane e marchigiane in collaborazione con l'Università delle Marche e il Cnr di Firenze. Un primo impianto sarà installato nel Parco dei Monti Sibillini. Poi si passerà alla produzione. «Contiamo di costruire le prime macchine dopo il primo semestre 2010», annuncia Cimini. Ma le meraviglie tecnologiche verdi non finiscono qui. Sempre al summit di Firenze sono stati presentati sistemi per catturare energia dall'ambiente senza inquinare. Come la piattaforma meccanica e chimica, messa a punto dall’ingegner Alessio Cianchi (Officine Berti), capace di sfruttare la cavitazione e la luminescenza dell'acquae trasformarla in energia. E ancora le «nuove molecole fotovoltaiche» presentate dal Laboratorio europeo di spettrofotometria non lineare dell’Università di Firenze in grado, in un futuro molto prossimo, di centuplicare la potenza di un pannello fotovoltaico. Quasi fantascientifica la ricerca del dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa. I professori Paolo Fulignati e Alessandro Sbrana hanno presentato alcuni impianti «a ciclo binario» capaci di trasformare il calore del sottosuolo in energia elettrica senza estrarre alcun fluido dalla falda.