Impianti Elettrici civili -industriali

martedì 26 aprile 2011

4° Conto Energia

L'analisi
Quarto Conto Energia, breve cronistoria
26-04-2011
In un interessante articolo che uscirà sul prossimo numero di Fv-Fotovoltaici Domenico Inglieri, amministratore unico di Dai Srl, ricostruisce le cause che hanno determinato la fine prematura del Terzo Conto Energia e la nascita del nuovo regime di incentivazione al fv, la cui approvazione è attesa a giorni
Proteste dei lavoratori fv davanti a Montecitorio
Nel clima arroventato di polemiche, proteste, manifestazioni da parte di associazioni, imprese e lavoratori del fv, che stanno accompagnando in questi giorni l'approvazione del Quarto Conto Energia (dovrebbe essere ormai imminente anche perché il decreto legislativo del 3 marzo n. 28, il dlgs ‘rinnovabili’, fissa la scadenza per la sua emanazione al 30 aprile), può essere utile fare un passo indietro e cercare di comprendere come si è arrivati a questa situazione. La ricostruzione degli eventi che, in un crescendo caotico di attacchi mediatici e ‘processi sommari’ al settore, hanno portato all’approvazione del dlgs rinnovabili che ha mandato prematuramente in soffitta il Terzo Conto Energia, (dm 6 agosto 2010), è offerta da Domenico Inglieri, amministratore unico di Dai Srl, in un interessante articolo che apparirà sul prossimo numero diFv-Fotovoltaici (maggio-giugno 2011), di cui zeroEmission offre un’anticipazione.

Già nel numero precedente, Inglieri che, lo ricordiamo ai nostri lettori, è uno dei padri della normativa italiana sulle rinnovabili avendo partecipato al processo che a partire dal 2002 ha portato all'approvazione del D.Lgs 387/03, aveva messo in guardia contro i rischi derivanti da provvedimenti legislativi poco oculati come la ‘Salva Alcoa’ (legge 129 del 13 agosto 2010) – e in particolare dal “famigerato articolo 1-quarter & 1-septies" – che hanno generato una “bolla speculativa” dando “luogo a uno sviluppo incontrollato delle installazioni”. Purtroppo questi timori si sono verificati. Ma l’elemento più inquietante che emerge dall’analisi di Inglieri è che la situazione caotica creata dalla Salva Alcoa ha fornito il pretesto ai “poteri forti”, ostili al fv, “di attaccare il sistema di incentivazione appena approvato (il famoso Terzo Conto Energia) e di arrivare a decisioni che potrebbero influire in maniera determinante nello sviluppo dello fv in Italia.”

Nell’articolo Inglieri ricorda infatti come la Salva Alcoa fosse nata “per superare alcuni problemi generati dalla chiusura dell’impianto di produzione di alluminio della società Alcoa localizzato in Sardegna, e non avrebbe dovuto avere alcuna relazione con l’applicazione del sistema di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte solare fv”. Del resto, “nessuna richiesta era stata effettuata” in questo senso “dall’associazione di categoria della Confindustria, il Gifi”, di cui Inglieri è stato consigliere. Fu invece per iniziativa del senatore Filippo Bubbico, del Partito Democratico, insieme ad altri suoi colleghi, che fu presentato l’emendamento alla legge che “prevedeva la possibilità, per coloro che avrebbero costruito gli impianti fotovoltaici entro il 31 dicembre 2010, di accedere agli incentivi del Conto Energia previsti fino a quella data, anche se non risultasse ancora effettuato l'allaccio alla rete pur avendo sottoposto la relativa documentazione per questa operazione.” L’obiettivo – ricorda Inglieri – era probabilmente “mitigare le conseguenze della sentenza della Corte Costituzionale che aveva bocciato la deliberazione della Regione Puglia relativa all’esclusione dalla autorizzazione unica degli impianti fv di potenza fino ad 1 MW, e di ridurre l’eventuale contenzione con l’Enel e gli altri gestori di rete per eventuali ritardi nelle operazioni di connessione alla rete”. “L’emendamento, - commenta Inglieri - anche se decisamente fuori posto, sarebbe stato accettabile in quanto sarebbero state rispettate le procedure ed i tempi previsti per la richiesta di collegamento alla rete elettrica.” Successivamente, tuttavia, l’emendamento fu modificato a sua volta e approvato a larga maggioranza, stravolgendo “la filosofia della proposta iniziale” e permettendo di “usufruire delle tariffe incentivanti 2010 anche a quei soggetti responsabili che non avevano ancora completato l’iter autorizzativo per richiedere la connessione alla rete elettrica ai gestori della rete”, che cioè avevano solo terminato l’impianto. “Si è cioè concesso – chiosa Inglieri – un beneficio economico a soggetti che non ne avevano diritto”.

I dati diffusi dal Gse, in un comunicato diramato a fine gennaio, hanno causato un vero e proprio terremoto: “comunicazioni di fine lavori per complessivi 55.000 impianti fv ed una potenza totale dichiarata di 4.000 MW sono stati inviate al Gse” , dimostrazione della “bolla speculativa” prodotta dalla Salva Alcoa, che ha prodotto il caos successivo. Secondo i calcoli effettuati da Inglieri, “nell’eventualità che tutti gli impianti fv vengano connessi alle rete entro il 30 giugno 2011”, il regalo fatto ai loro titolari dal Parlamento ammonta a “240 milioni di euro nel 2010 per complessivi 4.800 milioni di euro per il periodo dei venti anni di incentivazione.”Conclusione: “senza l’emendamento della Legge Salva Alcoa, il 2010 sarebbe terminato con una potenza di impianti fv installati e collegati alla rete di poco superiore ai 2.000 MW, un numero in linea con le aspettative del mercato. Non ci sarebbe stata la circolare del Gse e non si sarebbe scatenata l’orda di comunicazioni degli ultimi mesi”. Poi “durante il 2011, probabilmente verso giugno, il Gse avrebbe fatto notare la crescita notevole degli impianti fv, e a quel punto si sarebbe cominciato ad analizzare quali provvedimenti si sarebbero dovuti prendere”.

Chi è responsabile di questa situazione? “La responsabilità primaria del caos generato è quindi da attribuire al Governo, che ha emanato una legge con un emendamento che avrebbe generato una bolla specultativa - sottolinea Inglieri - e che non ha saputo gestire le conseguenza della speculazione.” L’esecutivo è poi corso ai ripari approvando il famigerato decreto legislativo del 3 marzo 2011, n. 28 recante attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, contenente il blocco del Terzo Conto Energia (in scadenza al 31 maggio). E ora a farne le spese potrebbe essere l’industria fv italiana. Per scongiurare questo pericolo, nel mettere a punto il nuovo regime di incentivazione è quindi fondamentale “tutelare i diritti acquisiti e gli investimenti fatti nel 2011”, evitando di imporre “nessun limite di potenza annuale” (soluzione per la quale invece sembra abbia optato il Governo) ma adottando “un sistema di decalage alla tedesca”, spiega Inglieri. Per il resto “l’unico auspicio – conclude– è che il nuovo sistema incentivante, anche se meno remunerativo rispetto a quello attuale, permetta uno sviluppo sano del mercato fv, e che tutto il caos generato dal comportamento irresponsabile del Governo non abbia prodotto danni irreparabili” al settore. (f.n.)

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